«Sotto le splendide cupole della Basilica del Santo da sempre risuonano inni, canti e solenni armonie che accompagnano le celebrazioni liturgiche. Già in una delle biografie del Santo, la Benignitas, si riporta che la traslazione del corpo del Santo (8 aprile 1263) avvenne “con la più splendida solennità, tra suonare di organi, squillare di trombe, tintinnare di cembali, armonioso concento di canti soavi” […]. Tuttavia, il canto dell’epoca era soprattutto il gregoriano, almeno fino alla metà del XV secolo, quando si fece progressivamente spazio alla polifonia».
L’articolo “Musica sacra, linguaggio di Dio” di fra Massimiliano Patassini” pubblicato nel «Messaggero di sant’Antonio» racconta come l’aspetto musicale e soprattutto la formazione musicale siano sempre state, fin dall’inizio della storia della Basilica, particolarmente importanti per i frati. Per questo c’era un maestro, il cui primo compito era di insegnare il canto.
«L’impegno divenne stabile con l’istituzione della Cappella musicale da parte dei frati insieme ai massari della Veneranda Arca del Santo, il 28 dicembre 1486. Si stabilì che venisse chiamato un maestro di musica per insegnare non solo il canto piano (gregoriano) ma il canto figurato (polifonico): una grande apertura per quel tempo».
Leggi l’articolo “Musica sacra, linguaggio di Dio” di fra Massimiliano Patassini” pubblicato nel «Messaggero di sant’Antonio»
Photo credit: Basilica del Santo, Cappella di San Stanislao o Polacca: Angeli osannanti, particolari dell’affresco realizzato a partire dal 1899 dall’artista polacco Taddeo Popiel (1863-1913).
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