“In questi giorni di prova, mentre l’umanità trema per la minaccia della pandemia”, Papa Francesco chiede “a tutti i cristiani di unire le loro voci verso il Cielo”. Al termine della preghiera dell’Angelus di domenica 22, ha invitato “tutti i Capi delle Chiese e i leader di tutte le Comunità cristiane, insieme a tutti i cristiani delle varie confessioni, a invocare l’Altissimo, Dio onnipotente, recitando contemporaneamente la preghiera che Gesù Nostro Signore ci ha insegnato”. La proposta è di “recitare il Padre Nostro mercoledì prossimo 25 marzo a mezzogiorno, tutti insieme”. “Nel giorno in cui molti cristiani ricordano l’annuncio alla Vergine Maria dell’Incarnazione del Verbo – ha detto – possa il Signore ascoltare la preghiera unanime di tutti i suoi discepoli che si preparano a celebrare la vittoria di Cristo Risorto”.
Anche i frati francescani conventuali della Basilica del Santo si riuniranno in preghiera presso la Tomba di S.Antonio alle 11:55 di mercoledì 25 marzo per essere puntuali nella preghiera del Padre Nostro a mezzogiorno in comunione col papa e con tutti i cristiani del mondo. Potrai vedere in streaming il momento dalla WebCam della Tomba del Santo, QUI.
Per prepararsi al momento i frati mediteranno ancora una volta la famosa Parafrasi del Padre nostro di san Francesco d'Assisi, maestro spirituale di sant'Antonio di Padova. Ecco il testo tratto dagli scritti di san Francesco e Fonti Francescane (FF266-275):
O santissimo Padre nostro
Creatore, Redentore, Consolatore e Salvatore nostro.
Che sei nei cieli
negli angeli e nei santi, illuminandoli alla conoscenza, perché tu, Signore, sei luce; infiammandoli all'amore, perché tu, Signore, sei amore; ponendo la tua dimora in loro e riempiendoli di beatitudine, perché tu, Signore, sei il sommo bene, eterno, dal quale proviene ogni bene e senza il quale non esiste alcun bene.
Sia santificato il tuo nome
si faccia luminosa in noi la conoscenza di te, affinché possiamo conoscere l'ampiezza dei tuoi benefici, l'estensione delle tue promesse, la sublimità della tua maestà e la profondità dei tuoi giudizi.
Venga il tuo regno
perché tu regni in noi per mezzo della grazia e ci faccia giungere nel tuo regno, ove la visione di te è senza veli, l'amore di te è perfetto, la comunione di te è beata, il godimento di te senza fine.
Sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra
affinché ti amiamo con tutto il cuore sempre pensando a te; con tutta l'anima, sempre desiderando te; con tutta la mente, orientando a te tutte le nostre intenzioni e in ogni cosa cercando il tuo onore; e con tutte le nostre forze, spendendo tutte le energie e sensibilità dell'anima e del corpo a servizio del tuo amore e non per altro; e affinché possiamo amare i nostri prossimi come noi stessi, trascinando tutti con ogni nostro potere al tuo amore, godendo dei beni altrui come dei nostri e nei mali soffrendo insieme con loro e non recando nessuna offesa a nessuno.
Il nostro pane quotidiano dà a noi oggi
il tuo Figlio diletto, il Signore nostro Gesù Cristo, in memoria, comprensione e reverenza dell'amore che egli ebbe per noi e di tutto quello che per noi disse, fece e patì.
E rimetti a noi i nostri debiti
per la tua ineffabile misericordia, per la potenza della passione del tuo Figlio diletto e per i meriti e l'intercessione della beatissima Vergine e di tutti i tuoi eletti.
Come noi li rimettiamo ai nostri debitori
e quello che non sappiamo pienamente perdonare, Tu, Signore, fa' che pienamente perdoniamo, sì che, per amor tuo, amiamo veramente i nemici e devotamente intercediamo presso di te, non rendendo a nessuno male per male e impegnandoci in te ad essere di giovamento a tutti.
E non ci indurre in tentazione
nascosta o manifesta, improvvisa o insistente.
Ma liberaci dal male
passato, presente e futuro.
Amen.
Commento di padre Dino Dozzi ofm capp:
«D’ora in poi voglio dire: “Padre nostro che sei nei cieli”» (3Comp 20: FF 1419). Così inizia ufficialmente la vita evangelica di Francesco, sulla pubblica piazza, davanti al padre Pietro di Bernardone, al vescovo e alla gente di Assisi. E chissà quante volte Francesco avrà poi ripetuto “la preghiera di Gesù”, meditandola, gustandola, reinterpretandola, amplificandola. Ecco, la parafrasi del Padre nostro è una sua amplificazione, frutto della mente, del cuore e delle labbra di san Francesco.
Il Padre nostro - come in Rnb XXIII,8 – è “creatore, redentore, consolatore e salvatore nostro”: la tradizione teologica riservava al Padre la creazione, attribuendo la redenzione al Figlio e la consolazione allo Spirito; per Francesco tutto “il pacchetto” è ricondotto al progetto unitario d’amore di Dio.
Che sei nei cieli: non è collocazione statica e lontana; viene sottolineata la relazionalità di Dio con gli angeli e i santi e la sua azione che li illumina e li infiamma all’amore. E’ un Dio immensamente grande, che però si è fatto vicino a noi. L’“Altissimo, onnipotente” del Cantico di frate sole è anche il “mi’ Signore”.
Sia santificato il tuo nome: anche qui in primo piano c’è la relazione; aiutaci a conoscere quanto sei grande e prezioso per noi.
Venga il tuo regno: non in astratto, ma in noi, in modo che possiamo vederti e gustare pienamente la comunione con te.
Sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra: affinché noi ti amiamo con tutta la mente, con tutto il cuore e con tutte le forze. Questo lo scopo di tutta la vita evangelica, come espresso nel grande inno di ringraziamento che conclude la Regola non bollata, il capitolo XXIII (cfr. FF 69-71).
Il nostro pane quotidiano dà a noi oggi: tra le due interpretazioni classiche del pane materiale e di quello spirituale, Francesco opta decisamente per “il tuo Figlio diletto, il Signore nostro Gesù Cristo”, inteso sia come pane della Parola che come pane eucaristico, nutrimento per noi pellegrini.
E rimetti a noi i nostri debiti: il riferimento è alla “tua ineffabile misericordia”, sollecitata anche dall’intercessione di Maria e dei santi.
Come noi li rimettiamo ai nostri debitori: e quello che noi non riusciamo a fare, fallo tu; grande è la coscienza che Francsco ha della nostra umana debolezza, ma ancor più grande è la smisurata fiducia nell’aiuto divino.
E non ci indurre in tentazione: di qualsiasi tipo, soprattutto quella di perdere la fiducia nel Signore.
Ma liberaci dal male: “passato, presente e futuro”, perché tu sei onnipotente e misericordioso con noi.
La conclusione con il “Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo” è la grande inclusione trinitaria: per Francesco la preghiera del Padre nostro è rivolta a Dio uno e trino. Meditazione e contemplazione, teologia e vita, preghiera per sé e per l’umanità intera: così san Francesco pregava il Padre nostro.