Le fatiche della quaresima logorano un fisico già provato. Dopo Pasqua accetta di ritirarsi con altri confratelli a Camposampiero (paese a pochi chilometri da Padova) presso l’ospitalità del Conte Tiso. Chiede però che gli venga adattato un semplice rifugio sopra un grande albero di noce, dove trascorre le giornate in contemplazione con Dio e in dialogo che le genti umili del borgo di campagna. E’ durante questo soggiorno che Gesù, nell’aspetto di bambino, lo visita e dialoga con lui, come il conte Tiso potrà testimoniare.
Un venerdì – è il 13 giugno 1231 – viene colto da malore. Deposto su un carro trainato da buoi, viene trasportato a Padova, dove lui stesso chiede di poter morire. Giunto però all'Arcella, un borgo alle porte della città, mormorando le parole "Vedo il mio Signore", spira all’età di circa 36 anni.
Dopo qualche giorno, con solenni funerali, Antonio viene sepolto a Padova, presso la chiesetta di Santa Maria Mater Domini, il suo rifugio spirituale nei periodi di intensa attività apostolica.
Un anno dopo la morte, la devozione dei padovani e la fama dei tanti prodigi compiuti convincono papa Gregorio IX a ratificare rapidamente la canonizzazione e a proclamarlo Santo il 30 maggio 1232, a soli 11 mesi dalla morte.
La Chiesa poi nel 1946 proclama sant’Antonio di Padova "dottore della chiesa universale", col titolo di Doctor evangelicus.
Morte di S. Antonio, particolare icona di A. Trebbi (foto di G. Deganello/archivio msa)