MARTEDÌ 2 GIUGNO
ore 17.30: Preghiera della Tredicina a Sant’Antonio
ore 17.45 - Pellegrinaggio dei Seminari e delle Comunità religiose di Padova - Presiede Mons.Alberto Albertin, Delegato vescovile per la Vita Consacrata.
Presenti i rappresentanti di Croce Rossa, Croce Verde, CISOM, dirigenti Case di Riposo.
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Dal Comunicato stampa:
In apertura della Liturgia, il saluto del rettore della basilica di Sant’Antonio padre Oliviero Svanera, rivolto alle categorie che, nella pandemia ancora in corso, da subito si sono prese cura delle vittime più fragili: gli anziani.
«Per gli Istituti di riposo per gli anziani – ha salutato il rettore della Basilica – questa pandemia è stata come uno “tsunami”. Per prendersi cura degli anziani, categoria più fragile ed esposta, tutte queste persone hanno svolto il loro compito in maniera encomiabile. Vogliamo quindi ringraziarvi tutti per l’opera svolta con dedizione, tenacia e con passione».
Il richiamo alla santità che è cammino di vita per ciascuno di noi, è stato il fulcro dell’omelia di Mons. Albertin, sull’esempio del giovane Fernando che, infiammato dalla notizia del martirio dei frati francescani in Marocco decise di lasciare gli studi, la biblioteca e gli agi del monastero di Coimbra per rimettersi in gioco e abbracciare la vita dei frati minori.
«Perché la santità è una chiamata a cui tutti dobbiamo rispondere – ha riferito nella sua Omelia Mons. Albertin – anche se si può provare un certo scoramento; ma non è il caso di scoraggiarsi, o di restare indifferenti di fronte a modelli di santità che ci appaiono irraggiungibili. La santità non è una meta riservata a pochi eletti, ma consiste nel desiderio ardente di ciascuno di viver in pienezza la nostra vita cristiana. Non compiere imprese straordinarie, ma vivere la carità in ogni momento della nostra giornata. Fare in modo che ogni istante sia espressione di amore cosicché tutti momenti della nostra vita diventeranno scalini nella nostra via di santificazione. Seguendo gli esempi di tutti i Santi e le Sante, così come di Sant’Antonio stasera rinnoviamo il nostro impegno di vivere sempre la nostra prima vocazione, la vocazione cristiana sul loro esempio. E di camminare senza paura nel nostro personale sentiero di santità per contagiare gli altri con la gioia della nostra testimonianza cristiana.»
Commosso il saluto portato da Andrea Franco Presidente della Croce Verde in rappresentanza di tutte le categorie invitate: «Sono passati poco più di 100 giorni dal 21 febbraio in cui, come un fulmine, sui volontari e sui dipendenti della Croce Rossa Italiana e della Croce Verde così come per gli Istituti di Riposo per Anziani e i volontari della Comunità di Sant’Egidio si è abbattuta l’epidemia di coronavirus. Ciò che mi ha colpito è stata la disponibilità dimostrata sin dalle prime ore da tutti loro, nei primi convulsi momenti in cui nulla si sapeva, senza direttive precise sul soccorso, né su come proteggerci dal contagio.
Ma da quel 21 febbraio è prevalsa la disponibilità a prendersi cura di chi aveva bisogno, senza sosta, con ritmi e dinamiche spesso al limite della sopportazione. Croce Verde Padova e Croce Rossa italiana sono stati presenti e attivi 24 ore su 24 quale braccio operativo della nostra sanità padovana nel territorio, una sanità che tanto si è contraddistinta per capacità e professionalità. La collaborazione tra i volontari del soccorso padovano ha portato reciproco sostegno morale e materiali, pronti a dare dove ve ne era bisogno. Non siamo eroi, come ci hanno definito, ma abbiamo scelto fieramente di essere a servizio di chi soffre, portando la nostra competenza e professionalità unitamente a quella carica di umanità che permea l’agire e l’essere di ogni volontario. Non è stato facile indossare tute e indumenti protettivi che ci impedivano ogni movimento; non è stato facile destreggiarsi tra procedure che cambiavano continuamente; non è stato facile vincere la paura di ammalarsi o di contagiare i propri famigliari. Tuttavia ha prevalso la forza di compiere il proprio dovere di volontario e di soccorritore, il donarsi agli altri che rappresenta la propria scelta di vita. Invochiamo a Sant’Antonio che ci protegga sempre nel nostro cammino e non ci faccia mai venire meno la voglia di donarci a chi abbia bisogno di noi.»
Al termine, anche il toccante saluto di Roberto Volpe Presidente Uripa in rappresentanza anche di Uneba e Fondazione Opera Immacolata Concezione: «L’emozione è stata molto grande per questo invito in Basilica. Sono stati novanta giorni che solo chi li ha vissuti può descrivere. Era buio di notte e anche di giorno. Però dentro le nostre strutture va riconosciuto il lavoro svolto dalle nostre ragazze e dai nostri ragazzi che sono stati bravi nel loro lavoro, ma soprattutto sono stati figli e nipoti di tutti i Nonni che erano ricoverati. Questa celebrazione è stata per noi un grande gesto. E un pensiero anche a voi, Suore – ha concluso Roberto Volpe – che siete state duramente colpite in tante comunità. Come noi abbiamo combattuto, anche voi avete combattuto e state combattendo. So quanto lavoro abbiate fatto in quei giorni terribili con la difficoltà di essere colpite anche nei vostri affetti di consorelle. Un Grazie anche a Voi.»