News

Pubblicato il 09 Ottobre 2022

Oltre 350 camminatori lungo la strada e 800 persone alla messa hanno festeggiato l’ultima tappa del cammino di “Antonio 20-22” da Capo Milazzo alla Città del Santo

Il resoconto della giornata. La processione verso la basilica antoniana con la “croce del naufragio” e la messa solenne al Santo presieduta dal cardinale Gambetti

Alla partenza, a Monselice, domenica 9 ottobre, si sono presentati in 160 pellegrini per l’ultima tappa del Cammino “Antonio 20-22” fino a Padova, ma dall’argine del Canale Battaglia verso Padova si sono aggiunti altri camminatori, e poi altri al santuario di San Leopoldo e altri ancora in Prato della Valle, fino a superare quota 350 per la processione con la “Croce del naufragio” fino al Santo, dove si è celebrata la messa solenne presieduta da S.E. il cardinale Mauro Gambetti, Arciprete della Basilica Papale di San Pietro in Vaticano, Vicario Generale di Sua Santità per la Città del Vaticano e Presidente della Fabbrica di San Pietro. A reggere la “Croce del naufragio” c’erano per primi i pellegrini che hanno percorso il cammino integralmente: Alberto Friso, project event manager di Antonio 20-22; Jorge Leitao, il pellegrino zero, e Giannino Scanferla, camminatore e scrittore. A guidare l’ultimo tratto della staffetta dei camminatori, dal Prato della Valle fino alla Basilica del Santo, c’era padre Paolo Floretta, coordinatore del progetto “Antonio 20-22” che ha portato il reliquiario con la reliquia ex ossibus, quella che ha camminato sulle gambe dei pellegrini da Capo Milazzo fino a Padova per 1800 km e 3 milioni di passi, per più di tre mesi di cammino, incontrando oltre 8000 fedeli nei numerosi momenti di preghiera organizzati nei tanti conventi, parrocchie, santuari, capitelli nelle 9 regioni italiane attraversate.

Un’esperienza pellegrinante straordinaria che, come ha ricordato il rettore Antonio Ramina nel suo saluto iniziale all’assemblea riunitasi in una basilica piena, «è stata pensata e progettata dai frati minori conventuali, con il desiderio di fare memoria di ben tre anniversari che ricordano tre momenti importanti della vita di sant’Antonio. Quello nel 1220, quando Antonio incontra i frati francescani e decide di diventare, anch’egli, uno dei frati di Francesco di Assisi; quello nel 1221, quando Antonio fa ritorno in Europa, dal Marocco, e giunge naufrago sulle coste di Sicilia e infine nel 1222, quando pronuncia la sua prima predica da frate francescano, a Forlì, dopo il ritiro solitario all’eremo di Montepaolo. Molti sono stati i frati che hanno pensato, pianificato concretamente questo pellegrinaggio; parecchi anche i frati che si sono uniti ad alcuni tratti di cammino. Un cammino che nella sua interezza è stato percorso da alcune persone, fra cui Alberto Friso, che ringraziamo per aver seguito sin dai suoi primissimi passi questo percorso, come responsabile del progetto stesso, in collaborazione con i frati, in particolare con il Messaggero di Sant’Antonio che ha messo a disposizione molte delle sue energie migliori non solo per poter realizzare il cammino ma anche per portarlo a conoscenza di moltissime persone tramite i mezzi di comunicazione».

«Eccoci – ha esordito Alberto Friso chiamato a raccontare questa straordinaria esperienza dal rettore all’inizio della celebrazione – Con grande emozione, sorpresa e meraviglia siamo arrivati a destinazione dopo 3 milioni di passi. Abbiamo percorso la nostra bellissima Italia da sud a nord sulle orme di sant’Antonio con le nostre magliette arancioni. Ma 3 milioni di passi sarebbero se li avesse percorsi una persona sola, in realtà i passi percorsi sono stati molti di più, moltiplicati per ciascuna persona che, anche per piccoli tratti, ha camminato con noi: tutti insieme, siamo stati un grande popolo di Dio. Abbiamo tantissime persone a cui dire grazie: in primis i frati minori conventuali del nord Italia, il direttivo del Progetto “Antonio 20-22”, le francescane e i francescani d’Italia consacrati e laici, le diocesi, le parrocchie e le proloco, tutti coloro che ci hanno sostenuto, ma anche le 7000 persone che hanno affidato a noi le loro preghiere e suppliche a sant’Antonio. Sentiamo che il nostro cammino non sia finito ma iniziato».

«Sono lieto di essere qui per celebrare la conclusione di un centenario che potremmo considerare paradigmatico dell’esistenza, perché segnato da un cammino a un tempo travagliato e affascinante, faticoso ed esaltante – ha detto il cardinale Gambetti nell’introduzione all’atto penitenziale – È suggestivo pensare a tante persone che si sono messe in cammino per arrivare a Padova oggi e pensare ai 3 milioni di passi che hanno colmato gli oltre 2 mila chilometri che separano Milazzo da Padova, per ripercorrere quell’itinerario che 800 anni fa ha visto Antonio abbracciare la vita francescana, sbarcare in Sicilia nel 1220, risalire lungo la penisola per giungere ad Assisi al Capitolo delle stuoie, incontrare Francesco, ritirarsi a Montepaolo nel forlivese e cominciare la predicazione a Forlì il 25 settembre 1222. Immagino le tante storie, i tanti incontri, i paesaggi, le tappe, i problemi… vissuti insieme ad Antonio, il fratello, l’amico, il maestro evangelico. Un passo dietro l’altro e ci si trova qui, nel luogo al quale Antonio si è legato in modo oramai inseparabile. L’aspetto decisivo, tuttavia, non è ciò che ha segnato la nostra esistenza ed abbiamo portato nel cammino, e non è nemmeno ciò che di nuovo ci ha segnato nelle varie tappe o giungendo alla meta. Decisivo è il cammino, tanto che tra i pellegrini si usa dire che la vera meta di ogni cammino è proprio il cammino».

Alla grande festa di Antonio che concludeva l’inedito cammino del progetto “Antonio 20-22” si sono presentati anche diverse persone che hanno camminato o incontrato la staffetta «con sant’Antonio nello zaino» durante le tappe precedenti: camminatori provenienti da Venezia, Dolo, Camposampiero, Napoli, Trapani, Trieste, Trento, Lazio, Umbria, un nutrito gruppo di pellegrini siciliani guidati da don Carmelo Russo, rettore del santuario rupestre di S. Antonio di Capo Milazzo, insieme all’artista Mariagrazia Toto; fra Giuseppe Catalano, parroco di San Giuliano di Messina.

Tra le autorità presenti, fra Marco Moroni, custode del Sacro convento di Assisi; il Vice Prefetto Vicario di Padova, Luigi Vitetti; il sindaco e presidente della Provincia di Padova Sergio Giordani e il sindaco di Rotonda (PZ) Bruno Rocco; fra Giovanni Battista Ronconi, Superiore della fraternità di Gemona del Friuli, con Flavia Virilli, Assessore alla cultura del Comune di Gemona del Friuli, Maddalena Mizzau della Regione Friuli Venezia Giulia e Alessia Del Bianco, di Promoturismo FVG; Andrea Galeota, Responsabile del Servizio Promozione e Progetti di Sviluppo del Territorio della Camera di Commercio di Padova. Inoltre il Patriarca di Venezia, sua eccellenza Francesco Moraglia, ha fatto pervenire un proprio messaggio di comunione, letto dal rettore all’inizio della celebrazione, in cui Moraglia ha ricordato con emozione la Peregrinatio con la reliquia dell’ulna di sant’Antonio dalla Basilica della Salute di Venezia alla Basilica del Santo e ritorno, dello scorso anno in occasione delle festività del 13 giugno.

Al termine della celebrazione eucaristica sono stati consegnati ai rappresentanti delle 9 regioni attraversate dal cammino di “Antonio 20-22” delle mattonelle-ricordo con l’immagine di sant’Antonio camminante che ha accompagnato la preghiera del camminatore scritta da padre Paolo Floretta.