«La Chiesa non solo fa la carità, ma essa stessa vive di questa realtà che avverte come essenziale e, dunque, del tutto irrinunciabile. D’altro canto, non potrebbe essere diversamente, dal momento che la compagine ecclesiale nasce da un amore crocifisso, un amore di donazione, ben diverso da quello umano, che spesso è di possesso e che, pertanto, necessità di un continuo processo di purificazione e di conversione del cuore. Dio ama quando dona, anzi, quando si dona. Per questo motivo, come già ebbi modo di scrivere nell’Enciclica Deus caritas est (25.12.2005), “la carità non è per la Chiesa una specie di attività di assistenza sociale che si potrebbe anche lasciare ad altri, ma appartiene alla sua natura, è espressione irrinunciabile della sua stessa essenza” (n. 25).
In questo fondamentale modello, mediante il quale la Chiesa è sempre stata presente nelle vicende della storia umana, il singolo cristiano trova il paradigma più sicuro e affidabile al quale conformare la sua vita, anzitutto personale, eppoi comunitaria. Non può infatti essere vero amore per Dio quello che non porta ad un maggior amore per l’uomo, come pure, non può esservi un vero amore per l’uomo che non porti ad un maggior amor per Dio.
Alla luce di tutto ciò, è dunque ben comprensibile l’attenta cura che i sacri Pastori hanno posto, pongono e sempre dovranno porre a che la Chiesa sia segno trasparente ed eloquente dell’amore con cui Dio, in Gesù Cristo e per la potenza dello Spirito Santo, ama tutti gli uomini. Nel corso della storia, di fatto, innumerevoli e meritorie sono state le iniziative intraprese in ogni angolo della terra per testimoniare, con le parole accompagnate dalle opere, che Dio vuole la salvezza di ogni creatura umana.
All’interno di questa multiforme e sinfonica fioritura di opere e di attività benefiche, vorrei qui riferirmi in modo più particolare ad alcuni aspetti connessi alla realtà caritativa legata alla Basilica di Sant’Antonio di Padova, alla quale, peraltro, aveva già provveduto con la Costituzione Apostolica Memorias Sanctorum (12.6.1993) il mio venerato predecessore, il Servo di Dio Giovanni Paolo II. In quella circostanza, la suddetta Basilica, oltre ad essere eretta in Santuario Internazionale, veniva costituita Delegazione Pontificia, con a capo un Delegato con compiti di direzione sull’attività pastorale ed amministrativa, nonché di rappresentanza giuridicamente rilevante in tutti i pubblici negozi. In tal modo, essa era di fatto sottratta alla giurisdizione dell’Ordinario di Padova e direttamente assoggettata alla Santa Sede.
Tra le diverse iniziative che, nel corso degli anni Sono sorte all’ombra dell’insigne Tempio che, com’è noto, conserva le spoglie mortali del Santo, amorevolmente custodite dai Frati Minori Conventuali, si individua quella denominata Opera del pane dei Poveri, il cui compito, nella fedeltà allo spirito di Sant’Antonio, è di soccorrere quanti - persone, famiglie e istituzioni di varia natura - versano in situazione di reale bisogno. L’Opera del pane dei poveri, tuttavia, essendo in sostanza solo una forma di attività caritativa, non ha una propria configurazione giuridica; ciò nonostante, essa trova una specifica regolamentazione nell’art. XIV della menzionata Costituzione Apostolica. Più in particolare, essa deve fare riferimento al Delegato Apostolico, il quale, nello svolgimento delle mansioni ad essa connesse, è assistito da uno “speciale Consiglio”, del quale è stata indicata la composizione.
Dal momento che, nell’anno 2000, il Complesso Antoniano è diventato Ente ecclesiastico civilmente riconosciuto dallo Stato italiano (15.9.2000), si è progressivamente avvertita l’opportunità di una maggiore unità anche a livello amministrativo: ciò, oltre ad assicurare un più agile ed efficace coordinamento di questa attività con le altre numerose istanze che fanno riferimento alla Delegazione Pontificia, non mancherà di assicurare nel contempo una più trasparente gestione e vigilanza.
Per tale motivo, dopo aver tutto adeguatamente ponderato, sono addivenuto alla decisione di modificare l’art. XIV della Costituzione Apostolica Memorias Sanctorum, mediante il presente Motu proprio, nel senso che, d’ora innanzi, lo “speciale Consiglio” ivi previsto viene eliminato. Il Delegato Pontificio, pertanto, nell’espletaménto della sua attività direttiva nei confronti dell’Opera del pane dei poveri, si avvarrà del Consiglio di Amministrazione e del Collegio dei Revisori dei Conti, che già operano in favore dell’intera Delegazione Pontificia, salvo quanto ulteriormente specificato nel Regolamento dell’Opera del pane dei poveri, annesso al presente atto».