Ascoltiamo
«[un Samaritano] gli si fece vicino, gli fasciò le ferite… e si prese cura di lui». (Lc 10, 34)
Meditiamo
Cosa significhi accogliere, farsi vicini soprattutto ai più deboli ed emarginati, lo insegna la parabola del Samaritano. A quanti si preoccupano di identificare con certezza il prossimo, Gesù esorta a confrontarsi con i fatti, con la durezza del quotidiano, dove si incontrano donne e uomini nel bisogno. Solo l’amore compassionevole è la chiave per definire il prossimo, oltre le distinzioni religiose, culturali, etniche. La carità è bontà, delicatezza e sensibilità: tutte virtù di chi ha un cuore disponibile verso l’altro. Un cuore capace nel prossimo di scorgere Dio stesso che chiede di essere accolto nelle nostre case.
La parola di Papa Francesco
«Il prendersi cura chiede bontà, chiede di essere vissuto con tenerezza che non è la virtù del debole, anzi, al contrario, denota fortezza d’animo e capacità di attenzione, di compassione, di vera apertura all’altro, di amore. Non dobbiamo avere timore della bontà, della tenerezza!».
Riflettiamo
- Chi sono gli altri per me? Chi è oggi il mio prossimo?
- Come accolgo le persone? Ascolto i loro bisogni, senza giudicarle? Mi impegno ad aiutarle anche concretamente?
- Bontà, sensibilità, delicatezza, tenerezza: come coltivo in me queste virtù? Cosa mi manca per crescere nell’amore compassionevole?
Preghiamo
Signore, aiutami ad essere per tutti un amico che attende senza stancarsi, accoglie con bontà, dà con amore, ascolta senza fatica, ringrazia con gioia. Così, senza compiere opere straordinarie, potrò aiutare gli altri a sentirti più vicino, Signore della tenerezza.