Continuano le ricerche storiche d'archivio sulla figura del Venerabile padre Placido Cortese, il frate della Basilica del Santo a Padova, direttore negli anni 1937-1943 del «Messaggero di sant’Antonio», che nel 1944 pagò con la vita il suo impegno per salvare civili, militari ed ebrei dalla furia nazifascista. È in corso quella sul campo di concentramento padovano di Chiesanuova, condotta in vari archivi di Roma, compreso quello Vaticano, e a Lubiana e Belgrado, terre di origine degli internati, dal professor Antonio Spinelli dell’Università Ca’ Foscari, attualmente distaccato presso gli Istituti Storici della Resistenza e dell'Età Contemporanea a Vicenza, che si occupa di storia dell'internamento degli ebrei stranieri e della Shoah in Veneto e in Italia, dei campi di concentramento fascisti e dei luoghi della memoria, con particolare interesse per la storia degli antifascisti e della Resistenza. Uno studio storico, il suo, che secondo le previsioni sarà concluso il prossimo anno.
Nel primo semestre del 2024 partirà invece un’indagine sugli archivi di Londra, Trieste, Lubiana e altri, focalizzati sull’ultimo tratto della vita terrena di padre Cortese per approfondire i motivi e le dinamiche del suo arresto a Padova da parte della Gestapo e, per quanto sarà possibile, per ricostruire i giorni della sua detenzione a Trieste, nella sede della Gestapo, e le torture subite ad opera dei nazisti con la conseguente morte nel 1944. Quest’ultima, portata avanti da un dottorando dell’Università di Padova che sta per conseguire il titolo accademico, potrebbe rivelarsi particolarmente utile alla Causa di canonizzazione di padre Cortese, si spera trovando nuovi elementi per accertare il “martirio” del frate del Santo.
Entrambe le ricerche hanno il patrocinio del CASREC, il Centro di Ateneo per la storia della Resistenza e dell'età contemporanea dell'Università di Padova.
La figura di padre Cortese (1907 - 1944) continua ancor oggi ad affascinare molti che la scoprono per la prima volta, soprattutto coloro che ne vengono a conoscenza visitando il suo memoriale-confessionale in Basilica di Sant’Antonio a Padova: era qui che il frate del Santo coordinava in gran segreto le operazioni della cosiddetta “Catena di salvezza”, con l’aiuto di diversi giovani e studenti padovani, in maggioranza donne.
Tra coloro che ne sono rimasti affascinanti, anche Ruben Ferreira (classe 1987), un pittore originario di Lisbona, che vive e lavora a Londra, che ha conosciuto il Venerabile visitando la Basilica lo scorso anno e, scosso dalla sua storia, gli ha dedicato un originale dipinto intitolato Il silenzio coraggioso di p. Placido Cortese che lo rappresenta come “martire del silenzio”. «Quando ho iniziato a leggere la storia di padre Placido, rimasi scosso dalla sua incredibile umanità e genialità – ha raccontato l’artista al mensile Messenger of Saint Anthony nel numero di questo mese – Non era fisicamente forte; era mingherlino e fragile, ma interiormente era un gigante. Era una stella luminosa in un periodo buio. […]. Mi chiesi “come posso ritrarlo in modo che la gente possa conoscere di più di lui?”. Così l’ho dipinto con un membro della Gestapo e un soldato nazista dietro di lui che gli urlano contro. Al contrario, padre Placido guarda noi con uno sguardo molto sereno, con la pace nel cuore, perché era assolutamente sicuro di aver compiuto la volontà di Dio fino alla fine. Con il dito indice sulle labbra, indica il suo stare in silenzio, il suo essere coraggioso fino alla morte, sopportando torture terribili, senza mai tradire il gruppo di giovani che lo aiutavano».
Domenica 26 novembre, Solennità di Cristo Re, in Basilica del Santo, nella santa messa delle ore 11.00 ci sarà la Commemorazione del Venerabile padre Placido Cortese «Martire della Carità», nel 79° anniversario della morte. Presiede S. E. l’arcivescovo mons. Giovanni Tonucci, già Delegato Pontificio per la Basilica del Santo negli anni 2014 - 2017. Al termine, preghiera al Memoriale di padre Placido.
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Originario di Cherso, padre Cortese negli anni tragici della Seconda guerra mondiale si prodigò per soccorrere gli internati nei campi di concentramento, in particolare quello padovano di Chiesanuova, e per salvare civili, militari e appartenenti al popolo ebraico. Rapito dai nazisti l’8 ottobre 1944, morì dopo atroci torture nel bunker della Gestapo di piazza Oberdan a Trieste, senza mai svelare i nomi di coloro che lo aiutarono in questa sua eroica attività clandestina. Il 30 agosto 2021 Papa Francesco, promulgandone le virtù eroiche, lo ha dichiarato Venerabile.